Oggi, più che mai, ho la sensazione che il tempo sia scaduto.
Dietro la finestra di una periferia sospesa nel tempo, mi trovo nuovamente a osservare la vita che frantuma certezze e convinzioni di una società moderna aggrappata all’onnipotenza della tecnologia.
Ritmi frenetici e isterici che manifestano un’arroganza che impedisce un dialogo e una presa di coscienza nei confronti della Natura.
Il covid ha esposto un elemento fondamentale: l’impermanenza e l’estrema fragilità del nostro essere al mondo.
Una fragilità che non trova più alcun rifugio e protezione nei segni e nei riti, nel momento in cui anche questi vengono negati.
In assenza di un credo, che possa essere la magia, la religione e/o la ragione, non resta che la solitudine dilaniante nel limbo della follia e del non- sense.
Probabilmente è questo il momento giusto per presentare il medio metraggio “ RitrAtto”, un lavoro iniziato 5 anni fa, che vede la sua conclusione durante il lockdown.
Il video RitrAtto riflette sul tempo e sulla vita, come scansione cronologica in armonia con la Natura, attraverso il racconto biografico di un anziano pastore di un paesino dell’entroterra Tarantino.
Un dialogo lungo un giorno, dall’alba al tramonto, durante il pascolo, la mungitura e il ritorno a casa.